Freddo e Gelo

La favola di Ludovica e Camilla

Alla periferia della città un gatto tigrato grigio e nero se ne andava a zonzo fiero e sinuoso.
Un giorno, mentre si trovava a passeggio nei pressi di un vicolo, sentì un cane abbaiare e poi il rumore di un secchio cadere. Si avvicinò senza paura e riconobbe Freddo, il cane con cui era cresciuto: un grande meticcio metà pastore tedesco e metà maremmano.
“Freddo! Che ci fai qui?”
“Oooh, guarda chi si rivede, Gelo! Come stai? Hai fame? Io sto cercando di arrivare a quel cartone della pizza lassù, le mie narici sentono qualcosa di buono” disse portando il grande naso nero più in alto che poteva.
“Sei proprio come quando eravamo piccoli, pensi solo al cibo!”.
“Che ci vuoi fare, noi cagnoloni abbiamo bisogno di mangiare tanto e spesso! Dai Gelo, tu che sei agile, aiutami”.

Il gattino allora guardò la scatola della pizza, si piegò come una molla e in un paio di salti fulminei fu sulla cima del cassonetto. Con la zampetta dà una spinta alla scatola che cade a terra sparpagliando sul marciapiede tre grandi spicchi di pizza farcita.

“Mmm, pomodoro e mozzarella: la mia preferita!” – commenta Freddo assaggiandone un pezzo.
“Anche la mia!” aggiunge Gelo mordendo un altro angolo.

Una volta rifocillati, i due vecchi amici iniziarono a parlare:
“Allora piccolo Gelo, come te la passi? Lo sai che non dovresti andare in giro tutto solo a quest’ora? Nel bosco qui vicino abitano tanti animali pericolosi”.
“Veramente stavo andando proprio lì stasera, ho voglia di iniziare un’avventura, sono stufo della città”.
“E non hai paura?”.
“Certo che ho paura, ma adesso che ci sei tu ne ho molta meno. In due saremo fortissimi. Se una volpe ti attaccherà io tirerò fuori gli artigli e se un lupo proverà a prendermi tu gli darai un bel morso, guarda quanto sei grande!”.
Freddo non era molto convinto, ma non voleva lasciare solo il suo amico, quindi lo seguì.

Il bosco era veramente buio e silenzioso, molto diverso dalla città a cui erano abituati. Avanzavano guardinghi, vicini vicini, pronti a difendersi l’un l’altro. Ad un tratto, videro un’ombra comparire nel chiarore della luna, era una creatura gigante, piena di aculei enormi come spade, si avvicinava a gran velocità verso di loro.

“Presto Freddo, sfodera i denti!”
“Certo Gelo e tu saltagli addosso con le unghie”.
Erano pronti alla battaglia, quando l’animale comparve da dietro un albero: era un povero porcospino dolorante.
“Scusate se vi disturbo, ma sto cercando qualcuno disposto a soccorrermi. Sono così maldestro che ho calpestato uno dei miei aculei e non riesco a toglierlo, potreste aiutarmi?”.
Gelo allora si avvicinò, estrasse una delle sue unghiette e con la precisione di un chirurgo tolse la spina dalla zampa del porcospino, che gli fu così riconoscente da decidere di unirsi a loro.

Poco più avanti un altro segno di pericolo attirò l’attenzione di Freddo:
“Fermi amici, sento qualcosa di strano”.
Era un odore fortissimo, peggio di tutti i cassonetti in cui aveva mai rovistato. I tre amici si misero sulla difensiva, un simile odore doveva essere un’arma potentissima da cui doversi difendere. Invece, altro non era che una timida e costernata puzzola: “Scusatemi, è colpa mia. Mi sono spaventata sentendo le vostre voci e questo è il risultato. Se volete fuggire lo capisco, nessuno rimane mai con me”.

A quel punto Freddo ebbe un’idea: poco distante da lì aveva sentito l’odore di violette e margherite. “Venite, ho avuto un’idea” – poi iniziò a correre e tutti lo seguirono.
Arrivarono in un grande campo di fiori. Freddo ci si tuffò dentro come fosse una piscina e invitò anche i suoi amici a farlo. Erano immersi nelle viole e nelle margherite fino agli occhi, e continuarono a rotolarcisi dentro finché l’odore dei fiori fu più forte di quello della puzzola.

Ripresero il cammino tutti insieme, poiché ormai anche la puzzola faceva parte del gruppo, e mentre la notte finiva e si avvicinava ormai il giorno, il porcospino disse:
“Ragazzi, posso chiedervi come un cane e un gatto hanno fatto a diventare amici?”.
Il gattino sorrise guardando il cane e iniziò a raccontare:
“Ero piccolo piccolo e non avevo nessuno al mondo. Poi un giorno ho incontrato un altro cucciolo, anche lui era solo, e abbiamo deciso di farci compagnia. Vivevamo per strada sotto un cartone e ogni tanto qualcuno ci portava da mangiare”.
“Stavamo ogni giorno insieme e tutti quelli che passavano ripetevano sempre una frase “sono al freddo e al gelo” – aggiunse il cane – e noi pensavamo fossero i nostri nomi: Freddo e Gelo”.

Quando finì il racconto, erano arrivati a una splendida radura baciata dal sole, vicino a uno specchio d’acqua. Il porcospino e la puzzola si strinsero intorno al cane coraggioso e al gattino generoso in un caldo abbraccio e dissero: “Adesso che siamo insieme, non sarete mai più al freddo e al gelo”.

E da quel giorno il cagnolone e il gattino capirono che la forza non sta nei morsi o nei graffi, ma nella gentilezza che riscalda ogni cuore

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