C’era una volta una bambina che era cresciuta in una casa piena di libri e di vocabolari. La sua mamma era nata in un Paese straniero e le sembrava di non avere mai abbastanza parole per dire le cose.
La bambina e la sua mamma cercavano nelle parole degli altri le loro parole, per colmare un vuoto, come un grosso buco su una strada che si riempie di sabbia, terra e sassi per poi camminarci sopra e raggiungersi.
Rincorreva le parole come si fa con il retino le farfalle e le piaceva moltissimo. Quando ne trovava una bella, colorata, piena di sfumature andava dalla sua mamma per fargliela vedere orgogliosa, e sua mamma a volte non la capiva, così diventava triste, a volte invece se ne innamorava e alla bambina saliva dentro una felicità gialla che non sapeva nominare.
Allora si mise a cercarla, questa parola magica, come si cerca un quadrifoglio in un prato, ma proprio non la trovava. Le serviva per dire quanto era felice a guardare negli altri qualcosa che proprio la rendeva felice, come la mano piccola di un bambino nella mano grande di un papà, come gli occhi di caramella degli innamorati, lucidi e appiccicaticci, come la gentilezza gratuita, senza premi e senza prezzo, fine solo a sé stessa.
Gli anni passavano e la bambina ormai era diventata grande, continuava a cercare, ma la parola proprio non si trovava.
Poi un giorno la incontrò. Qualcuno dice fosse sotto un cavolo, altri invece portata da una cicogna, altri ancora sostengono che ci siano di mezzo i fiori e le api, ma la verità è che quella parola era già dentro di lei e quella parola era Lilli.